lunedì 2 marzo 2015

Quale futuro per le nuove generazioni di architetti

Quale futuro per le nuove generazioni di architetti

Questa riflessione è maturata in diversi anni di collaborazione presso vari studi di architettura e attraverso il confronto con giovani e meno giovani colleghi architetti che come me hanno iniziato il loro percorso lavorativo presso vari studi tecnici.
Per i giovani architetti neolaureati ed iscritti all'Ordine di competenza che intendono intraprendere la libera professione partendo dalle collaborazioni con uno studio di architettura già strutturato la situazione è tristemente drammatica.  Per chi non ha le possibilità economiche di investire in un proprio studio da subito, rischiando di avere solo spese per cinque-sei anni e pochi clienti, la via più diretta per fare esperienza e iniziare la professione è collaborare con uno studio già esistente e possibilmente affermato.
Purtroppo negli studi di architettura vige una regola non scritta ma condivisa e tenacemente perpetrata dagli architetti titolari di studi e dai rispettivi Ordini architettonici che nulla fanno per tutelare i giovani e per instaurare una parità tra gli iscritti in barba alla deontologia professionale.
Esistono architetti di serie A, titolari di studio, approssimativamente sui 50 anni, ricchi di famiglia o comunque benestanti ed esistono architetti di serie B, i giovani, neolareati o architetti iscritti con meno di 40 anni che collaborano con i primi per iniziare a lavorare e formarsi come professionista. La regola è questa: Se vuoi lavorare in uno studio come collaboratore non devi pensare di essere ricompensato e devi abituarti all'idea che non esiste meritocrazia e possibilità di crescita ma solo più ore che un orologio, continue pretese e nessuna concessione.
Si perchè per l'architetto titolare di studio, i giovani sono solo una risorsa da sfruttare fino in fondo, degli schiavi a cui chiedere se per finire un lavoro puoi fare un sacrificio di qualche ora in più, poi tu certamente lo fai e ti chiede di fermarti il sabato e l'ora in più nella settimana è già diventata un diritto acquisito.
Non ci sarebbe nulla di criticabile e deplorevole se a tutto questo corrispondessero una o l'altra di due cose. O una retribuzione della prestazione svolta, o l'eccezionalità della richiesta.
Invece no, gli architetti anziani piegano la realtà e la correttezza nei confronti dei loro colleghi giovani collaboratori per il loro tornaconto professionale ritenendo ostinatamente giuste e corrette tre cose: non pagare i collaboratori (quindi dico io allora non è un lavoro), bistrattare e fare mobbing nei confronti dei collaboratori per farli sentire inadeguati e incompetenti, alla stregua di schiavi come se i giovani non fossero architetti quanto loro, chiedere sempre la massima disponibilità, chiedere sempre di più e non concedere mai nulla. Nel caso in cui ti concedano un giorno libero, perchè devi andare dal dottore o dal tuo commercialista, ti dovresti prostrare a recuperare assolutamente e comunque te lo fanno pesare per almeno una settimana.
Quando un giovane inizia a collaborare con uno studio parte con molto entusiasmo ma viene presto disilluso.
Inizialmente non si parla quasi mai di soldi, ad arte fanno di tutto per non parlarne perchè per i professionisti anziani è un loro diritto sfruttare i giovani, quindi molte volte propongono di inizia a LAVORARE tutta la settimana dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 ma non gli si può chiedere quanto sarà il compenso, si offendono, all'inizio lavori per imparare!!!!Peccato che poi passano i mesi e trovano sempre una scusa per ritardarti il momento in cui comincerai, giovane architetto, a guadagnare qualcosa con la tua professione.
Poi cominci a capire che tu sei professionista quanto loro, nonostante loro facciano di tutto per dimostrarti che sei solo uno schiavo, e capisci che tu non avresti l'obbligo di recarti tutti i giorni in ufficio, potresti (lavorare) da casa, sei un libero professionista, non ti hanno mica assunto.
Però è troppo bello per un architetto anziano avere tutti i privilegi indisturbato e tutelato dagli Ordini che non muovono un dito, pretendere gli obblighi di un dipendente assunto e non concedere però nulla a tutela del lavoratore, niente stipendio, tredicesima (figurati), malattia, contributi....
Ma perchè per loro, che hanno preso la laurea pagandola il più delle volte, le altre segnandosi i voti loro stessi sul registro nel '68 come mi confermò tra l'altro un professore, le nostre competenze non valgono mai niente e non meritano di essere retribuite; il loro lavoro invece ha del divino.
Quello che mi sconvolge è l'arroganza, l'incompetenza e l'ignoranza degli architetti anziani che vivono la professione senza rispetto dei giovani come se non ci fosse un futuro per questa professione; morti loro morti tutti. Ma i giovani sono il futuro e andrebbero tutelati non sfruttati, andrebbero formati per creare delle eccellenze, non come da noi in Italia che si cerca in tutti i modi di sottomettere i giovani a dei vecchi che tra l'altro non sanno stare al passo con i tempi.
Su questo punto faccio un'altra considerazione. Pochissimi architetti delle generazioni passate sanno usare il pc, quasi nessuno sa usare autocad o i programmi di disegno, i programmi di fotoritocco e rendering non li sanno usare, per le normative ti parlano di leggi che è dalla notte dei tempi che sono state superate, le mail, le poste certificate, le firme digitali non sanno neanche cosa sono. Invece noi architetti delle nuove generazioni abbiamo investito nel computer, nei programmi necessari per svolgere la professione, abbiamo sviluppato una professionalità al passo con i tempi. E già solo per questo dovremmo essere retribuiti in modo dignitoso.
Io mi chiedo perchè non devono essere riconosciute le nostre professionalità, perchè questi soliti vecchi devono essere favoriti ad approfittare delle nostre competenze, a sfruttarci a piacimento e non c'è nessuna legge, nessun organo e nessuna istituzione che ci tuteli. L'Ordine si sa è gestito da loro quindi non mi aspetto che abbiamo il coraggio, la dignità e la morale per fare qualcosa.
Troppe volte ho visto titolari di studio pretendere serietà, rispetto degli orari e produttività, e poi erano i primi che come esempio arrivavano in ufficio alle 11.30 (dopo essere stati a fare shopping con la famiglia mica per lavoro) per fare poi la tirata nell'orario di pausa pranzo (perchè gli architetti non mangiano) facendo in modo di chiederti qualsiasi cosa, anche inventata al momento pur di non lasciarti andare a pranzare. Stessa cosa nel pomeriggio, arrivo del titolare non prima delle 18.00, stessa motivazione: non farti uscire al tuo orario.
Non importa se porti avanti un progetto oppure no, l'importante è rubarti del tempo.
Perchè fondamentalmente l'architetto anziano vive di insicurezze, sa di essere inadeguato con i tempi, sa di essere ignorante proprio negli strumenti della sua professione e pertanto cerca di schiavizzare e sottomettere chi queste capacità e competenze ce l'ha e, cosa ancora più indegna e vile cerca di far passare la sua condotta come qualcosa di giusto e corretto.
Un'altra cosa comune negli architetti anziani è che la loro parola è più che altro una traccia fumosa incerta ed indefinita, la tua è legge scolpita nel marmo. Se loro si prendono un impegno economico con te o ti pagano sei mesi dopo o tirano a non pagarti proprio. Se ti chiedono se riesci a rispettare la consegna fra una settimana anche se la consegna è fra due, se gli dici di si hai firmato un patto che neanche Dio può sciogliere.
L'unica soluzione che ho visto attuare per difendersi è cercare di ritagliarsi i propri spazi, ma è dura perchè ogni conquista è un bagno di sangue. Alla fine si cerca una collaborazione in un altro studio, magari retribuito (ma si parla sempre di al massimo qualche migliaio di euro), lasciando il vecchio dove il titolare si offende pure, dice che non gli hai dato almeno sei mesi di preavviso (manco avessi un contratto, oltretutto loro ti lasciano a casa dall'oggi al domani secondo l'umore della giornata) e non capisce perchè uno se ne vada anche un po' innervosito dopo qualche anno di dorata schiavitù.
In conclusione, non vedo un gran futuro per le nuove generazioni di architetti se non cambia qualcosa.
Innanzitutto dovrebbe cambiare il sistema degli affidamenti di incarichi pubblici volto a favorire sempre gli stessi e a favorire sempre chi già ha lavorato precludendo l'inserimento dei giovani.
Inoltre gli Enti pubblici che fanno la figura di pubblicare i bandi per l'affidamento di incarichi sotto i 100.000 euro, e poi scelgono sempre gli stessi professionisti, potrebbero scegliere per davvero o sorteggiare visto che poi gran parte del lavoro, la contabilità, i computi, tutti i documenti e gli elaborati per incarichi pubblici li seguiamo e prepariamo noi giovani e non coloro a cui hanno affidato l'incarico, che se va bene si ricorda del titolo del'incarico e di quando deve fatturare.
Speriamo che qualcosa si muova per tutelare il lavoro dei giovani, unica e vera risorsa del futuro, visto che prima o poi i vecchi se ne andranno.